Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . ;non vha una linea nota ; mi dà il l)rivido delle cose bellee inattae. Dolce città saracina ignota al mio sogno ! Sorride nellamolle carezza del Sole, chiusa sul suo mistero. E mi allontano, mi allontano. Conte è il destin del viandante. Sorgere, tramontare, di Terra en terre cuite ; raccogliere qualchetìore ; vivere brevemente la vita delle varie genti ; andarséniecon un ricordo dolce nellanima; lasciare, forse, nellanimaltroi ricun ordo altretale.... non più. Qualche altro penserà dinon avervi saputo che i
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Il diario di un viandante (Dal Deserto al Mar Glaciale) . ;non vha una linea nota; mi dà il l)rivido delle cose bellee inattese. Dolce città saracina ignota al mio sogno ! Sorride nellamolle carezza del sole, chiusa sul suo mistero. E mi allontano, mi allontano. Tale è il destino del viandante. Sorgere, tramontare, di terra in terra ; raccogliere qualchetìore ; vivere brevemente la vita delle varie genti ; andarsenecon un ricordo dolce nellanima; lasciare, forse, nellanimaaltrui un ricordo altrettale.... non più. Qualcuno saprà di avervi veduto ; qualche altro penserà dinon avervi saputo che in sogno. Xon rimarrà di voi che lecodi una parola o di un sorriso così come la luce di un astroremoto che vi brilla negli occhi ma serba il suo segreto. E mi allontano sempre più. Ecco un attendamento dil)eduini; quattro fanciulle cantano ad una pozza e sciac-quano i loro panni. Kairuan non è più di un nido di rose fra i grani maio vedo tuttavia una piccola porta moresca, rossa come ilfiore del melograno e, nel primo lucore dellalba, mentre. Sfax. — Un avvotiiio. CHaDLIIA - larabo e il DKOMEDAIUO 81 sono per varcare la soglia rultima volta e per sempre, ri-vedo Cliadliia, prona, la faccia su la terra, piangere nellapena de suoi quattordici anni. Povera cara usignoletta! Nessuno aveva pensato maieh ella avesse un anima e allo straniero che non la volleschiava aveva dato tutto il suo amore riconoscente. Larabo e il dromedario. Che la civiltà sia passata da questa terra e vi abl)ialasciata la propria impronta è indiscutibile; che gli arabiusufruiscano tranquillamente e indifferentemente dei bene-fici che la civiltà stessa ha portato loro è piti che evidente, ma non è altrettanto evidente ed indiscutibile lapprezza-mento che questo popolo, chiuso nella propria tradizione, impassibile nel ferreo cerchio della sua legge fatale, facciao abbia fatto intorno a tale espandersi di energie superiorie prepotenti. A giudicare dalle apparenze, si direbbe che gli indigeninon f